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2010 - 2011

Compagnia delle Smirne

Hecyra (suocera)

di Terenzio

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Personaggi e interpreti
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Prologo

Carlo Andreatta

Filotide, l'etèra

Alice Zanon

Parmenone, il servo

Franco Bozzao

Làchete, il suocero

Isidoro Zanon

Sostrata, la suocera

Marilè Angelini

Fidippo, l'altro suocero

Salvatore Sicurella

Panfilo, il giovane

Marco De Cassan

Mirrina, l'altra suocera

Monica Niero

Bacchide, l'etèra

Claire Julia Wilson

Filomena

Giorgia Favorido

Anna Volpato

Allestimento scenografico

Giuliana Pamio

Supporto tecnico

Ivano Donaglio

Paolo Compagno

Realizzazione a cura

Renata Cibin

Le date

19 marzo 2010

Auditorium Padri Giuseppini, Mirano VE

16 maggio 2010

Teatro Aldo Rossi, Borgoricco PD

8 giugno 2010

Auditorium Liceo Majorana, Mirano VE

10 giugno 2010

Arena di Maerne all'aperto, Maerne VE

28 giugno 2010

Villa Farsetti all'aperto, S.Maria di Sala VE

5 luglio 2010

Teatro Bersaglieri, Spinea VE

10 ottobre 2010

Auditorium Istituto Lazzari, Dolo VE

26 novembre 2010

Teatro Momo, Mestre VE

21 gennaio 2011

Auditorium Liceo Canova, Treviso

24 marzo 2011

Auditorium Liceo Brocchi, Bassano VI

14 aprile 2011

Nuovo Teatro di Mirano, Mirano VE

4 maggio 2011

Teatro Villa dei Leoni, Mira VE

14 maggio 2011

Auditorium Padri Giuseppini, Mirano VE

Publio Terenzio Afer, cioè Africano, fu portato ancora fanciullo da Cartagine a Roma, dove visse nell’ambiente nobile e colto dominato dalla figura di Scipione l’Emiliano.Poco più che ventenne scrisse e fece rappresentare, dal 166 al 160, 6 commedie che possediamo. Morì prematuramente in viaggio verso la Grecia. Come Plauto, suo più vecchio collega ( III° a.C.) fu autore di palliate,cioè di commedie di ambientazionegreca (il pallium è un corto mantello di uso quotidiano) utilizzando e spesso contaminando più modelli greci, in particolare, opere dell’ateniese Menandro. A differenza del teatro plautino,spassosissimo e carnale, quello di Terenzio è raffinato e sensibile, teso ad indagare i caratteri più che a far risaltare i tipi, anche se il materiale a cui entrambi attingono è il medesimo impasto di grecità e sostrato italico. Può stupire che un uomo, così giovane e straniero, si facesse interprete di una nuova temperie estetica e morale, per cui l’humanitas entra stabilmente nel lessico latino e occidentale, ma non sempre i vincitori sono superiori culturalmente ai vinti e si può anche sottintendere una formazione cartaginese molto differente da quella greca e latina. Ciò che colpisce è la capacità di Terenzio di infrangere gli stereotipi mostrandoci, in questo caso, la suocera generosa e comprensiva e la etèra (donna libera nei comportamenti amorosi, per lo più straniera) nobile e disinteressata, vera dea ex machina nell’avviare lo scioglimento felice della vicenda. Va da sé che un tale teatro era, ed è, poco comico e poco adatto al palato grosso dei romani.Qualcuno, già allora, sosteneva che Terenzio fosse solo il prestanome dei suoi più nobili protettori, ma sia come sia, il suo influsso sul teatro successivofu determinante. Pose fine alla commedia come specchio deformante e dissacrante della realtà e ne fece un modello, talvolta idealizzato, dei comportamentifamiliari e sociali, operando una vera riforma teatrale, come in seguito faranno Goldoni, Pirandello. Sono autori per noi interessanti perchéescono dalle strettoie codificate del genere e, nel trascenderlo, danno origine al dramma, impasto di commedia e tragedia, di dolore e riso, come è la vita stessa. Per questo abbiamo scelto di mettere in scena la Suocerapur rischiando la stessa incomprensione cui Terenzio, al suo tempo, andò incontro. Sembrerebbe sufficiente motivazione della nostra impresa riflettere, con ironia, sui pregiudizi che ancora avvolgono il mondo femminile; ma, di più, le cronache dell’oggi, occupate da conflitti familiari e privati che sfociano spesso in tragedia, ci inducono a fare appello a quella capacità di ascolto, di rispetto, di umana ‘pietà’ che Terenzio e la migliore tradizione classica ci hanno indicato come futuro possibile.

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